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Le chiese e la liturgia di Civita

Le chiese

La Chiesa di Santa Maria Assunta la cui costruzione risale alla metà del 1600 è situata nella piazza del paese.
Inizialmente fu chiamata Chiesa Nuova in quanto prima della sua costruzione i fedeli praticavano il culto nelle numerose cappelle presenti nel paese.
La chiesa ha un’architettura di tipo basilicale con decorazioni interne di stile tardo barocco. Probabilmente costruita su resti di mura preesistenti, doveva in origine essere ad una sola navata.
Sulla parete di fronte all’ingresso si trova un piccolo mosaico della Vergine Odigitria racchiuso in un medaglione risalente ai primi del XX secolo. Nell'abside un tempo vi era un altare barocco, mentre, attualmente, sul transetto si affacciano due amboni utilizzati l'uno come pulpito e l'altro come contenitore per l'organo settecentesco.

Alle spalle dell'abside si erge la torre campanaria a pianta quadrata, su di essa sono collocate tre campane ed un orologio meccanico del 1896.
Nel 1988, grazie all'intervento di Papàs Antonio Trupo, si è proceduto alla sostituzione dell'altare latino con l'iconostasi in legno di noce e di ulivo.
Le dodici icone poste sulla trabeazione provengono da una scuola iconografica di Atene ed appartengono ad Ernesto Kominos che le dipinse nel 1992.
La chiesa è arricchita da icone lungo le navate, e da mosaici sulle pareti. Sulla navata si ammirano quattro affreschi di Giovanni Capaccio del 1858, l’Immacolata, San Biagio, la Madonna del Rosario, San Domenico, Santa Caterina, la Trinità.
Sotto il pavimento sono state trovate 27 fosse tombali. Lungo la navata di sinistra vi sono quattro altari tre dei quali sono identici tutti di stile barocco. Nella navata destra si trovano tre altari di stile rinascimentale, il primo sul fondo della navata è costituito dagli ornamenti episcopali latini, in bassorilievo tra i quali spiccano la mitra e il pastorale, il secondo e il terzo sul lato su uno sfondo rosa antico in bassorilievo spiccano l’aquila bicipite simbolo degli albanesi, nell’altro una massiccia torre ed una nave a due alberi che probabilmente simboleggiano l’esodo dall’Albania.

Su ogni altare vi è una nicchia che custodisce una statua. Caratteristica delle chiese di rito bizantino è la presenza dell’iconostasi, parete divisoria in cui sono inserite le icone, che separa la navata, dove pregano i fedeli, dall’area absidale (santuario o vima), dove sacerdoti e diaconi celebrano la Divina Liturgia, intorno all’altare quadrato sopra di esso è appesa una colomba con le ali spiegate argentea simbolo dello Spirito Santo, che ha la funzione di tabernacolo in quanto custodisce al suo interno una particola di pane consacrato.
Ai lati del vima si trovano due piccole mense utilizzate rispettivamente per la preparazione del pane eucaristico e per gli arredi liturgici. Nell’iconostasi si aprono tre porte: una centrale a due ante, detta “porta regale”, attraverso la quale passano solo i sacerdoti, in cui è rappresentata l’Annunciazione e inoltre vi sono raffigurati gli Evangelisti, e due porte laterali per il passaggio dei diaconi, con le icone dell’Arcangelo Michele e di Santo Stefano.
Ai lati della porta centrale vi sono a destra l’icona di Cristo Pantocrator ovvero l’Onnipotente e a sinistra l’icona della Madre di Dio.

Sulle porte laterali sono raffigurati Giovanni Battista e la Dormizione di Maria al cui mistero la chiesa è dedicata. Le dodici icone poste in fila sulla trabeazione provengono da una scuola iconografica di Atene ed appartengono ad Ernesto Kominos dipinte nel 1992.
Rivestono la bella Iconostasi la cui struttura reca intagliata grappoli d’uva, pavoni ed eleganti trafori, la vite simbolo della regalità ed incorruttibilità su di questa compare l’iscrizione greca "Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale abbi Pietà di Noi".
Davanti all’iconostasi vi è il solea e un grande lampadario che scende davanti all’iconostasi. Risalente al XVI secolo, una data con dedica è incisa sulla campana A.D. 1701, S.M. CONSOLAZIONE ORA PRONOBIS CATERINA CAVASSA FECIT PRO SUE DEVOTIONE di proprietà della Famiglia Basta, è stata da poco ristrutturata e aperta al culto.
All'interno è custodita una tela seicentesca raffigurante una Madonna con Bambino. Situata nel centro storico vi si celebra la messa in occasione della festa al santo dedicata il 13 giugno.
Dalla data sulla campana MDXXXII (1532) insieme all'immagine del santo a cui è dedicata, fa presupporre che la chiesa sia stata costruita dai primi profughi albanesi nel 1964 grazie alle generose offerte degli emigrati è stata rifatta la porta e la gradinata esterna, mentre di recente il pavimento e l’altare con ceramica e granito, di originale è rimasta soltanto una piccola acquasantiera scavata nel muro.

Recente è la statua di Sant’Antonio nella nicchia e due quadri laterali.
Nel piano del Magazzeno la cappella dedicata a San Salvatore oggi non più esistente ma i cui ruderi erano visibili fino ai primi anni del XX secolo,lungo la strada che porta a Cassano vi erano la cappella di San Leone e quella dello Spirito Santo quest’ultima fatta costruire da Daniele Mortati, entrambe non più esistenti.
Nella parte superiore del paese esistono i ruderi delle cappellette di San Francesco e San Pietro.
Nel punto più stretto della strada di accesso al paese venne costruita la cappella di San Leonardo con lo scopo di preservare i passanti dalle sventure causate dal possibile cedimento delle rocce sovrastanti.

La liturgia bizantina

Il folklore autentico trova la sua massima espressione nelle danze tradizionali del martedì dopo pasqua, ma anche la liturgia bizantina che con i suoi gesti, le sue forme e le sue cerimonie accompagna l’intero anno liturgico, scandito da una serie di festività di grande interesse antropologico.
La liturgia bizantina è particolarmente ricca e solenne è cantata così come l’ha codificato San Giovanni Crisostomo.
Gli Albanesi d’Italia sono cattolici di rito bizantino e si differenziano per la caratteristica liturgica e per l’uso delle icone che sostituiscono le statue.
La chiesa di Santa Maria Assunta costruita nel XV secolo in stile barocco si è arricchita per la presenza di una pregevole iconostasi in legno ad intarsio e intaglio.
Punto di riferimento per favorire l’attività sociale la gjitonia.